Con le sue opere visivamente straordinarie che raccontano in immagini le emozioni umane e la difficile convivenza tra uomo e natura, Makoto Shinkai ha saputo costruire negli anni un percorso artistico incredibile guadagnandosi l’appellativo di “erede” del Maestro Hayao Miyazaki. Per chi ha familiarità con le opere precedenti del regista, il suo ultimo film Suzume risulterà per molti versi familiare. I temi sono gli stessi già affrontati in opere come 5 centimetri al secondo, Il giardino delle parole e il più recente Your Name. Tuttavia, Suzume approfondisce qui alcuni aspetti più drammatici delle esperienze umane, come la perdita di un genitore. Il risultato finale è l’opera più matura del regista.
Presentato come il primo film d’animazione giapponese in concorso al Festival di Berlino dopo La città incantata, Suzume è un racconto di formazione e crescita incentrato sull’incredibile viaggio di una ragazza per salvare il Giappone. La vita di Suzume prende una piega inaspettata dopo l’incontro con il misterioso Sōta che rivela di essere un “chiudi porta”, una persona che chiude dei portali prima che si verifichino devastanti terremoti.
Quando Sōta viene trasformato in una sedia a tre gambe da un gatto parlante, Suzume decide di aiutarlo nella sua missione per evitare altri disastri. L’avventura di Suzume la porta ad attraversare diverse località del Giappone, incontrando nuove persone e affrontando molte sfide. Più Suzume si allontanerà da casa, più scoprirà se stessa, il suo passato e la forza dell’amore.
Ancora una volta, il messaggio ambientale dell’opera di Shinkai gioca un ruolo di primo piano. Le avventure della protagonista si svolgono in posti abbandonati o distrutti da disastri naturali, un tema molto attuale in Giappone. Shinkai sottolinea la necessità di salvare questi luoghi e preservarli per le generazioni future (un messaggio che possiamo allargare ai nostri bellissimi borghi).
Una delle caratteristiche principali che abbiamo sempre riscontrato nei film dell’autore è la cura maniacale dedicata a luci e colori. Suzume non fa eccezione. La rappresentazione degli ambienti, naturali, rurali e cittadini, con colori vividi e illuminazioni naturali è uno spettacolo per gli occhi. Basterebbe solo questo aspetto per giustificare la visione del film. Ma in Suzume c’è molto di più.
Il viaggio esteriore e interiore della protagonista la conduce fino a un mondo mistico in cui passato, presente e futuro convergono e si fondono per diventare la stessa cosa. È qui che Suzume affronta ed elabora il lutto della madre persa quand’era ancora una bambina. Il film affronta con sensibilità e dolcezza il tortuoso e difficile percorso verso l’accettazione, ricordandoci che l’amore può aiutare a trovare la luce nei momenti bui. Questa storia di porte che si chiudono e connettono il nostro passato al presente e futuro lascerà un marchio indelebile nei nostri cuori.
Nel complesso, Suzume è un film che mantiene le promesse delle opere precedenti di Shinkai, analizzando al contempo nuovi temi ed emozioni. Oltre alla meravigliosa colonna sonora, le suggestive immagini, i simpatici personaggi e la magistrale narrazione rendono Suzume una delle pellicole più emozionanti della filmografia di Shinkai. Un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati dell’animazione giapponese.