Spider-Man: No Way Home recensione

SPIDER-MAN: NO WAY HOME | Recensione del film di Jon Watts

Spiderman: No Way Home è senza dubbio il film più importante targato Marvel (e Sony) dai tempi di Avengers: Endgame

Orfano dei suoi due eroi più rappresentativi dopo l’uscita di scena di Iron Man e Capitan America, l’universo avviato sul grande schermo nel 2008 dalla casa di fumetti ha bisogno di trovare una nuova strada per il futuro. Le uscite cinematografiche degli ultimi due anni si sono limitate a introdurre nuovi personaggi per aprire ulteriori mercati e mantenere vivo l’interesse. Ma le novità viste finora non hanno scaldato il cuore del pubblico. 

Sono state soprattutto le nuove serie tv sbarcate su Disney + a indicare la nuova direzione, soprattutto Wandavision e Loki. Una direzione che si perde in un’infinità di deviazioni e getta le basi del multiverso di cui in Spiderman: No Way Home vediamo la prima grandiosa rappresentazione cinematografica.

Il terzo film firmato da Jon Watts con Tom Holland protagonista accompagna l’Uomo Ragno in un faticoso – e doloroso – percorso di crescita che lo libera dal ruolo di supereroe adolescente per consegnarlo a un futuro adulto e autonomo.

Smascherato dal folle Mysterio alla fine di Spiderman: Far From Home, Peter Parker si ritrova a vivere in un mondo in cui tutti sanno che è un supereroe e in cui tutti lo ritengono responsabile di morti e distruzioni. Per trovare una nuova normalità che permetta a lui, al suo migliore amico Ned e all’amata MJ di frequentare l’università come ragazzi normali, Peter cerca l’aiuto del Dottor Strange e della sua magia. Un incantesimo permetterebbe di cancellare dalla mente di tutti gli esseri umani l’informazione che Peter Parker è Spider Man, ma i dubbi del ragazzo disturbano il rituale creando uno strano squarcio dimensionale. Nella New York del nostro Peter iniziano a comparire degli strani individui in cerca di altri Spiderman.

Sony e Marvel hanno fatto i salti mortali per impedire che trapelassero i tanti, riuscitissimi colpi di scena che arricchiscono i 150 minuti di Spiderman: No Way Home. Hanno dovuto concedere qualcosa per mettere a tacere le troppe voci e indiscrezioni. 

Sappiamo quindi già tutti anche senza aver visto il film che questi strani individui sono i villain già comparsi nelle precedenti versioni sul grande schermo delle avventure dell’Uomo Ragno: il doctor Octopus, Green Goblin e Uomo sabbia dei film di Sam Raimi; Lizard ed Electro dai film di Marc Webb.

Il risultato finale è un viaggio nella grandezza e nella nostalgia cinematografica che riempie gli occhi del pubblico con sequenze che diventeranno senza dubbio di culto, sia per la qualità tecnica che per la costruzione narrativa. 

Azione, divertimento ed effetti speciali non mancano. È anche un film sorprendentemente drammatico, Spiderman: No Way Home, che più delle precedenti uscite di questo nuovo Peter Parker insiste sulla sua solitudine e sul suo senso di colpa.

C’è forse anche troppa grandezza, con una ragnatela di personaggi che meritano ognuno il proprio spazio ma che rischiano di saturare il film con un eccesso di informazioni, troppa tensione e qualche ingenuità nella costruzione della trama generale. C’è parecchio materiale concesso con lo scopo soprattutto di esaltare il pubblico, ma è esattamente quello che deve fare un film come questo.Non c’è molto altro da scrivere senza rovinare la visione a chi attende il film. Il risultato complessivo è un tripudio di spettacolo da grande schermo: divertente, nostalgico, commovente. Qualcosa che non si vedeva da tanto tempo.

(Spiderman: No Way Home, di Jon Watts. Fantasy, azione, 2021, USA, 148 min)

Autore dell'articolo: moviedigger