SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

SPIDER-MAN: FAR FROM HOME | Recensione del cinecomic con Tom Holland

Dopo gli eventi drammatici ed emozionanti accaduti in Avengers: Infinity War prima e in Endgame dopo (non ci siamo ancora ripresi completamente), è il momento per i personaggi dell’Universo Marvel di prendersi una vacanza (in attesa dell’inizio della quarta fase). È quello che accade al più giovane della squadra in Spider-Man Far From Home, il ventitreesimo cinecomic del Marvel Cinematic Universe (MCU).

In un certo senso anche lo spettatore ha la sensazione di non doversi preoccupare troppo del destino del pianeta e delle minacce aliene che incombono su di esso. Sembra più un invito a stare comodo in poltrona e a godersi la gita scolastica insieme al giovane Peter Parker / Spider Man (Tom Holland) e ai suoi compagni di scuola in giro per l’Europa (Venezia, Praga, Berlino e Londra). Ci sarà da preoccuparsi soprattutto del goffo e impacciato tentativo del protagonista di conquistare il cuore di MJ (Zendaya). Tutto il resto può aspettare (anche la fine del mondo).

Certo, ci sono dei nemici da sconfiggere e persone da salvare (come sempre), ma questo è il lungometraggio più leggero e scanzonato targato Marvel, cosa che lo rende così divertente e apprezzabile soprattutto per un pubblico giovanissimo, ma anche così dimenticabile e superfluo per l’evoluzione del MCU, a parte le potentissime scene post crediti, che fanno il loro ritorno dopo la pausa di Endgame.

Sarebbe limitativo definire Spider Man – Far From Home una commedia adolescenziale d’azione, ed è per questo che sono così dannatamente importanti i pochi momenti solenni, emotivi e ispirati della pellicola nel ricordo di Tony Stark (Iron Man) e degli altri Avengers caduti in battaglia.

Peter ha un disperato bisogno di essere se stesso, di vivere la sua vita da sedicenne con il suo amico nerd, Ned Leeds (Jacob Batalon) e di conquistare MJ. Ovviamente le cose non andranno come previsto. Appena arrivato a Venezia, Peter incontra per la prima volta Nick Fury (Samuel L Jackson) e il suo braccio destro Maria Hill (Cobie Smulders), che hanno bisogno del suo aiuto. Il suo primo incarico da Avenger solitario con il nome di battaglia Scimmia Notturna sarà quello di combattere gli Elementali, quattro mostri alieni fatti di Aria, Terra, Acqua e Fuoco, apparsi all’improvviso sulla Terra.

Ad aiutare Peter ci pensa Mysterio (Jake Gyllenhaal), un super-eroe proveniente da un’altra dimensione che sfoggia uno strano costume da battaglia alla Thor e un casco (una specie di boccia per pesci rossi) alla Buzz Lightyear. E ora che Tony Stark non c’è più, forse Mysterio è l’eroe di cui la Terra e Peter hanno bisogno, con il giovane Uomo Ragno alla ricerca di una nuova figura paterna. O forse no.

Chi ha letto un fumetto di Spider-Man saprà che con Mysterio le cose non sono sempre come appaiono. Il tema ricorrente del film è infatti l’illusione: le persone non sono quello che dicono di essere e tutto ciò che accade non è per forza reale. Il pericolo, però, esiste e le ferite fanno sanguinare anche i super-eroi.

Il regista Jon Watts e i suoi sceneggiatori, Chris McKenna ed Erik Sommers, giocano con lo spettatore fino alla fine, lo ingannano per stupirlo e suscitare un wow di circostanza neanche troppo convinto.

È un gioco rischioso, perché l’effetto, se si eccede, è quello di confondere il pubblico ed estraniarlo completamente dall’azione. Sì, i combattimenti sono entusiasmanti, uno spettacolo visivo costosissimo di puro intrattenimento ma fine a se stesso. Non c’è nulla di sbagliato in questo ma la Marvel ha alzato l’asticella e ci ha “educato” alla visione fin troppo bene.

Nonostante questo sia l’ottavo film tratto dal fumetto de L’uomo ragno degli ultimi 20 anni e che, contando anche Spider-Man: Into The Spider-Verse, Peter Parker abbia cambiato volto tantissime volte, è davvero strano trovare solo adesso l’attore che impersona al meglio il personaggio: Tom Holland. Il suo Peter è il tipico adolescente meravigliosamente goffo e impacciato ma con un cuore e uno spirito da vero super-eroe tanto quanto lo è stato Iron Man.

L’eredità che Tony Stark gli ha lasciato è un peso enorme, gigantesco per un adulto, figuriamoci per un ragazzino. Peter, che inizialmente è incapace di sopportare tutta questa responsabilità sulle proprie spalle, ora sa cosa deve fare.

Grazie all’aiuto dei suoi amici, della zia e di Happy (Jon Favreau), ex capo della sicurezza presso le Stark Industries che come password per il cellulare usa PASSWORD, è ben consapevole di non essere più l’amichevole Spider-Man di quartiere – come amava definirsi in Homecoming – ma l’eroe di cui tutti noi abbiamo bisogno.

Restate in sala fino alla fine dei titoli di coda perché ci sono ancora due scene del film.