Scena di Licorice Pizza

LICORICE PIZZA | Recensione del film di Paul Thomas Anderson

Attendere un nuovo film di Paul Thomas Anderson dovrebbe essere un dovere per qualsiasi amante del cinema. Ne vale sempre la pena, e Licorice Pizza è l’ennesima conferma.

A quattro anni di distanza da Il filo nascosto, il regista californiano torna dietro la macchina da presa e nella San Fernando Valley che già ci aveva fatto conoscere in Boogie Nights. Siamo nel 1973, anno di cinema e di crisi energetica per la guerra del Kippur. Gary è un giovanissimo attore di quindici anni. Nel giorno della foto scolastica conosce Alana, assistente del fotografo e più grande di lui di dieci anni. Tra i due nasce subito un legame molto forte che li spinge a rincorrersi su e giù per Los Angeles, mentre sullo sfondo scorre la storia e il cinema.

La filmografia di Paul Thomas Anderson è un continuo viaggio nel tempo e nella cinematografia. Ogni titolo è un denso concentrato di riferimenti culturali, di contesti ricostruiti con cura, di precisione quasi maniacale. Non fa eccezione Licorice Pizza, esponente della corrente più libera, folle e anarchica delle opere di Anderson a cui appartongono anche Ubriaco d’amore e Vizio di forma.

Nella storia di Gary e Alana rivivono riferimenti ad American Graffiti, a Fuori di testa, a La vita è un sogno, agli immancabili Robert Altman e Martin Scorsese, al Woody Allen più romantico di Manhattan e Io e Annie. Sotto l’apparenza di un teen movie d’amore si nasconde ancora una volta una specie di trattato sull’arte di fare film.

Anderson si è liberamente ispirato agli aneddoti raccontati dal produttore Gary Goetzman, ex attore bambino di Hollywood e impresario di vario tipo, per dare sfogo a una frenesia inarrestabile.

Il movimento perenne dei due giovani protagonisti di Licorice Pizza travalica anche le strutture narrative e rende la trama soprattutto un continuo susseguirsi di situazioni più o meno paradossali ed estreme. In ordine sparso: Gary e Alana volano insieme a New York; mettono su una piccola impresa di materassi ad acqua; sono spettatori e vittima (Alana) di un’esibizione del divo Jack Holden; assistono alla violenza irrazionale di Jon Peters, parrucchiere delle star e fidanzato di Barbra Streisand; guidano una camion da traslochi in discesa, in retromarcia, senza benzina; entrano nello staff del giovane candidato alla poltrona di sindaco Joel Wachs.

In tutte queste corse, in questo sconvolgersi di vita, si avvicinano, si allontanano, si guardano e si desiderano. Il loro è un silenzio fisico, palpabile, avvolgente, più potente di ogni parola. Ad Anderson non importa soffermarsi sulla differenza di età dei protagonisti. Gli amori impossibili lo hanno sempre esaltato, come dimostrava il sottovalutato Ubriaco d’amore. L’incontro tra i due, però, è solo un pretesto per dare corpo a una dichiarazione d’amore doppia alla giovinezza e e alle storie. Un inno alla spensieratezza coraggiosa delle prime volte di cui il cinema sa essere narratore e artefice. Non è un caso, infatti, che uno degli incontri più importanti tra Gary e Alana, al termine di una delle loro tante corse, avvegna sotto le luci dell’insegna di una sala cinematografica.

Il punto d’incrocio ideale per un’amicizia – o un amore – che Licorice Pizza sa raccontare in modo così semplice e perfetto.

Licorice Pizza, di Paul Thomas Anderson, 2021, commedia, 131’

Autore dell'articolo: Francesco Vannutelli