GREEN BOOK | Recensione del film di Peter Farrelly

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Difficile immaginare nel 1998 che un giorno un film diretto da uno dei registi di Tutti pazzi per Mary sarebbe stato tra i grandi favoriti nella notte degli Oscar. Succede quest’anno con Green Book, commedia a tema razziale diretta da Peter Farrelly, con Viggo Mortensen e Mahershala Ali. 

Alla base del film c’è una storia vera: l’amicizia tra il musicista afroamericano Don Shirley, raffinato compositore e pianista, e il buttafuori di origini italiane Tony Vallelonga. Nel 1962 Tony riceve l’incarico di accompagnare in auto un non meglio specificato dottore che vive sopra al Carnegie Hall. Si tratta di Shirley, laureato in psicologia e istruito in un conservatorio in Russia, in partenza per un tour nel profondo Sud. Non erano anni facili per le persone di colore, Shirley lo sa e per questo si rivolge a Lips. I due, molto distanti come formazione, origine e gusti, finiscono per sviluppare un forte legame di amicizia.

Il titolo del film deriva da una guida per afroamericani pubblicata tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso, The Negro Motorist Green Book. La guida indicava gli hotel e ristoranti in cui erano i benvenuti negli stati del Sud. Si trattava, per di più, di bettole fatiscenti. I bianchi segregavano lì i neri convinti, per qualche motivo, che un’eccessiva vicinanza li avrebbe in qualche modo contagiati.

Peter Farrelly, alla prima esperienza in solitaria senza il fratello Bobby, è partito dalle interviste che Nick Vallelonga, figlio di Tony, ha realizzato negli anni al padre e a Shirley. Ne è venuta fuori una sceneggiatura con il contributo di Brian Currie. Green Book è una commedia perfetta per gli standard della Hollywood contemporanea, carica di ottime intenzioni e di spunti di riflessione. Tutto va come ci si aspetta che debba andare. Il primitivo Tony riesce a raffinarsi e a vincere le sue resistenze razziste. L’aristocratico Shirley scende dal piedistallo, si riavvicina alle sue origini e scopre il gusto di una felicità più semplice nel finale che sa quasi di film natalizio.

La forza del film è l’interpretazione dei due protagonisti. Viggo Mortensen, ingrassato e spogliato della sua naturale eleganza, tira fuori una specie di antenato del Joey Tribbiani di Friends, sempre affamato, ignorante e animato da una bontà radicale. Mahershala Ali conferma di poter fare praticamente qualsiasi ruolo. Per ragioni di opportunità è stato inserito nella categoria “migliore attore non protagonista” nelle cinquine degli Oscar, ma è protagonista quanto Mortensen, nominato nella categoria principale. Sono cinque in tutto le nomination, oltre ai due attori, miglior film, sceneggiatura originale e montaggio. Ai Golden Globe Green Book ha già vinto come miglior commedia, per l’interpretazione di Ali (sempre come non protagonista) e per la sceneggiatura.

Per gli standard attuali di equilibrio e correttezza dell’Academy è un film perfetto.

(Green Book, di Peter Farrelly, 2018, commedia, 120’)

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Autore dell'articolo: moviedigger

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