Dopo più 30 anni dalla pubblicazione del manga di Takehiko Inoue, Slam Dunk, da cui è stato tratto anche un anime (1993), arriva nei cinema italiani The First Slam Dunk, scritto e diretto dal celebre mangaka. Gli appassionati dell’opera originale troveranno tutto molto familiare e apprezzeranno senz’altro le novità stilistiche e narrative. La pellicola offre però un’esperienza stimolante e piacevole anche ai nuovi spettatori che non sono cresciuti ad anime e manga giapponesi.
Visto che l’anime è composto da ben 101 episodi, era impossibile per il regista condensarli in sole due ore senza ricorrere a tagli drastici. Così Inoue ha scelto di adattare la sfida finale tra lo Shohoku e l’invincibile Sannoh. La partita di basket liceale è solo un pretesto per raccontare le storie dei membri della squadra, in particolare la difficile infanzia del playmaker Ryota Miyagi. Inizialmente, chi non conosce il manga/anime si troverà un po’ smarrito, gettato subito nella mischia senza troppe spiegazioni. Piano piano, però, The First Slam Dunk fornisce tutti gli elementi di base per comprendere la trama generale.
Al posto di Hanamichi Sakuragi, la star del film è il suo compagno di squadra, Miyagi Ryota, il numero 7. The First Slam Dunk inizia con un flaskback. Vediamo Miyagi bambino con suo fratello più grande Sato, giovane promessa del basket giapponese, sfidarsi in uno contro uno. Già da questa scena capiamo il forte legame tra fratelli che segnerà la vita del protagonista. La pellicola approfondisce in modo delicato e mai banale il complicato rapporto di Miyagi con la famiglia e la sua lotta interiore per trovare una strada nel mondo.
La narrazione si nutre delle esperienze dentro e fuori dal campo di basket di ogni membro dello Shohoku, raccontate attraverso diversi flashback. Dal capitano Akagi (n. 4), il “gorilla” apparentemente duro e severo, al talentuoso Rukawa (n. 11), passando per il miglior tiratore da tre del campionato Mitsui, tutti i giocatori dello Shohoku hanno il proprio passato carico di problemi, ed è durante questi momenti che si capisce quanto i personaggi siano cresciuti e maturati.
La storia di Miyagi dà una forza narrativa al film incredibile che alimenta il desiderio dello spettatore di vederlo arrivare al successo. Il film lo dipinge come una figura empatica che, nonostante gli evidenti limiti fisici, un carattere scontroso e soprattutto un animo fragile, decide di non arrendersi e di non smettere di amare la pallacanestro.
Il cambiamento più evidente da Slam Dunk è il passaggio a uno stile di animazione 3D, lontano da quella tradizionale a cui eravamo abituati. Una novità che certamente più di altre dividerà il giudizio del pubblico. La prima volta che abbiamo visto il trailer anche noi abbiamo storto la bocca perché ci sembrava evidente la rigidità e la macchinosità dei movimenti dei personaggi e della palla. Per non parlare del minimalismo nel disegno delle ambientazioni che rende tutto freddo e surreale.
Però, sul grande schermo il nuovo stile funziona eccome. Ci vuole magari un po’ di tempo per abituarsi, ma l’animazione al computer rende le scene di gioco fluide e spettacolari, immergendo lo spettatore dentro l’azione. Le schiacciate, i rimbalzi, le stoppate, i cambi di velocità e i tiri hanno una dinamicità incredibile. Tutto il contesto che ruota intorno alla partita è volutamente meno curato perché l’attenzione deve essere rivolta sul vero palcoscenico, il campo da basket.
The First Slam Dunk fa vivere costantemente emozioni forti: positive e negative. I momenti euforici e divertenti sono intervallati da quelli tristi e commoventi. Quando la partita si avvicina alla fine, c’è solo silenzio e si percepisce un’incredibile tensione che sfocerà in un urlo liberatorio.
Nel film sono sparse qua e là delle chicche notevoli come gli schizzi a matita del team, un chiaro omaggio al manga. Inoltre non mancano i divertentissimi sketch comici di Hanamichi con i compagni e con l’allenatore Anzai che vi strapperanno grosse risate.
È stato meraviglioso, da appassionati, immergersi nuovamente nel mondo di Slam Dunk. È stato un viaggio nostalgico che ha sbloccato molti ricordi legati al basket e all’adolescenza. Anche se non siete fan di vecchia data vi consigliamo di andarlo a vedere al cinema perché troverete un film commovente e pieno d’azione che saprà sicuramente emozionarvi.