È difficile credere che la storia di Tommy Caldwell, lo scalatore protagonista del documentario The Dawn Wall, sia vera. Eppure, non c’è niente di inventato nei 100 incredibili minuti diretti da Josh Lowell e Peter Mortimer.
L’impresa che Caldwell ha realizzato nel 2015 in compagnia di Kevin Jorgeson è puro materiale da grande film hollywoodiano. Dentro al parco naturale di Yosemite, in California, c’è una montagna di circa 2.300 metri, El Capitan. Uno dei suoi versanti è formato da un’ unica parete di granito, praticamente perpendicolare al suolo, detta The Dawn Wall, il muro dell’alba. È una meta conosciuta, amata e temuta dagli appassionati di arrampicata, universalmente nota nell’ambiente come una delle salite libere più difficili al mondo.
La conquista della parete è stata un’epopea sportiva senza precedenti che negli Stati Uniti ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Il New York Times seguì l’evento in diretta, anche l’allora presidente Obama usò si complimentò su Twitter con i due scalatori al termine dell’impresa.
Caldwell e Jorgeson arrivarono in cima dopo 19 giorni passati appesi su The Dawn Wall, dormendo in delle tende sospese nel vuoto e procedendo di poche centinaia di metri al giorno. Ogni tappa una sfida, fisica e mentale.
Il documentario di Lowell e Mortimer alterna le riprese dell’arrampicata alla ricostruzione della vita e della storia di Caldwell, soprattutto. Tommy dimostrò nei primi anni di crescita un piccolo ritardo nello sviluppo soprattutto, imparando a parlare e a camminare più tardi della media. Suo padre, un bodybuilder e freeclimber amatoriale, cercò di aiutarlo facendogli conoscere presto gli sport estremi. In poco tempo, ancora adolescente, divenne un campione negli Stati Uniti.
Nel 2000, mentre si trovava in Kirghizistan con un team in cui c’era anche la sua futura moglie Beth, viene rapito da un gruppo di terroristi uzbeki. Riuscirà a scappare insieme agli altri dopo sei giorni di prigionia e dopo aver buttato nel vuoto uno dei sequestratori.
Quanto torna negli Stati Uniti l’idea di aver ucciso quell’uomo lo perseguita. Si dedica con tutto se stesso al free climbing, ma un anno dopo perde l’indice della mano sinistra in un incidente domestico. Sembra essere la fine della sua carriera, ma Caldwell riesce a sviluppare una tecnica tutta sua e in pochi anni si afferma come uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi.
Per l’impresa di The Dawn Wall ha lavorato sei anni insieme a Kevin Jorgeson, un esperto di boulderismo, specialità che consiste nell’arrampicata senza corde su massi di massimo una decina di metri. Hanno studiato le tappe, imparato a memoria i movimenti, sviluppato una routine di squadra. Così, con l’aiuto di Kevin, Tommy c’è riuscito. Senza un dito, perseguitato dal ricordo della prigionia in Asia e dal fantasma del suo sequestratore, è arrivato in cima a El Capitan come nessuno aveva mai fatto prima di lui.
Oltre a testimoniare un’impresa sportiva che anche per i non appassionati non può che risultare impressionante, The Dawn Wall lascia col fiato sospeso per l’enorme complessità delle tecniche di ripresa. Dentro lo Yosemite è vietato l’utilizzo di droni. La troupe guidata dai due registi si è dovuta inventare sistemi di funi e carrucole per riuscire a seguire l’arrampicata da vicino, per stare accanto agli atleti nel momento dello sforzo.
Se non siete appassionati di free climbing ma amate il cinema spettacolare, The Dawn Wall vi lascerà a bocca aperta.