ON THE ROCKS | Recensione dell’ottavo film di Sofia Coppola

Sofia Coppola torna dietro la macchina da presa per dirigere l’ottavo lungometraggio della sua carriera. La regista statunitense riabbraccia Bill Murray, 17 anni dopo Lost in Translation con cui ottenne l’Oscar nel 2004, e il suo passato, 3 anni dopo L’inganno con cui vinse il premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Il titolo di questa nuova commedia sentimentale approdata in streaming su Apple TV+ è già tutto un programma, On the Rocks.

La scrittrice Laura (Rashida Jones) sta lottando con due bambini piccoli, il blocco dello scrittore, il sospetto che il marito perfetto (Marlon Wayans) la tradisca e soprattutto con se stessa. Dopo essersi confidata con suo padre (Bill Murray) – un vecchio donnaiolo, molto affascinante – si ritrova a seguire di nascosto il marito per le strade e i locali di New York per conoscere la verità.

Quello che apparentemente è il ritratto di un matrimonio in crisi, in realtà è un’analisi intima e interiore della figura della donna del 21esimo secolo, che per amore di sintesi riassumeremo così: moglie, madre, donna in carriera (artista) e amante (femme fatale). Una crisi che sopraggiunge quando viene a mancare l’identità della singola persona e non si riesce più a rispondere a una semplice domanda: chi sono?

Il padre Felix, interpretato da e alla Bill Murray, a modo suo, cerca di aiutare la figlia in questo percorso di “scoperta e consapevolezza” ma non fa altro che soddisfare il suo personale bisogno di averla vicino come quando era una bambina, non solo per affetto e amore sincero ma anche per una morbosa vanità. Come più volte ci viene data prova nel film, è un uomo di un’altra epoca, che vive in una New York di un’altra epoca, che passa la sua vita a sedurre le donne e ingannare se stesso.

Nonostante i dialoghi tra padre e figlia possano sembrare spiritosi e innocui, notiamo un certo fastidio, al di là del divario generazionale, negli sguardi e negli atteggiamenti della figlia, poco interessata ai vaneggiamenti del padre, e noi con lei. D’altronde Felix appartiene alla generazione che crede che le donne siano proprietà degli uomini, specialmente di quegli uomini che le venerano (il film si apre con la voce di Felix che si rivolge a Laura bambina: “E ricorda, non dare il tuo cuore a nessun ragazzo. Tu sei mia finché non ti sposerai. Poi sarai comunque mia”).

Ma oltre a questi cliché nauseabondi ma comprensibili per la caratterizzazione del personaggio, il film rivela un fascino di fondo, spesso inebriante, nella calma e nella pacatezza delle immagini che scorrono. Dalla tranquilla routine della vita familiare – Laura che aiuta le figlie a lavarsi i denti e a spazzolarsi i capelli; le passeggiate frettolose per andare a scuola – al disagio e al malessere continuo per la presunta infedeltà del marito.

On The Rocks è anche una cartolina d’amore per New York, come se Coppola avesse rubato dei fotogrammi dai film di Woody Allen: le strade brulicanti di musicalità e le inquadrature panoramiche con un ampio respiro sulla città che non dorme mai… e infatti padre e figlia sfrecciano di notte su una macchina d’epoca (bellissimo il siparietto con i poliziotti).

Probabilmente è una New York che non esiste più, un vecchio ricordo tenero e affettuoso della regista che lascia trasparire, quello sì, un po’ di malinconia. Quella stessa malinconia che vediamo negli occhi di Felix quando vede allontanarsi la figlia, per sempre.

(On the Rocks, di Sofia Coppola. Commedia – USA, 2020, 96 minuti)

Autore dell'articolo: moviedigger