non ci resta che il crimine

NON CI RESTA CHE IL CRIMINE | Recensione del film di Massimiliano Bruno

di Manuela Saraceno

non ci resta che il crimine

“Cosa resterà degli anni ’80” cantava Raf nell’ormai lontano 1989.
A distanza di trent’anni, la nuova pellicola di Massimiliano Bruno Non ci resta che il crimine, nelle sale dal 10 gennaio, ci mostra quello che resta di quegli anni: gli abiti, i mondiali in Spagna dell’82, qualche hit parade, i Ray-Ban specchiati, la tutina di Heather Parisi, i costumi dei Kiss indossati da Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi con cui riescono a strappare al pubblico qualche risata, le pubblicità dei “Pennelli Cinghiale” e delle batterie “Duracell” e la temibile Banda della Magliana.

L’inizio del film è ambientato a Roma nel 2018, dove tre amici di vecchia data decidono di sbarcare il lunario organizzando un “Tour Criminale” sulle tracce dei luoghi simbolo della Banda della Magliana.
All’improvviso, per uno scherzo del destino, i tre si ritrovano catapultati negli anni ’80, precisamente nel 1982, faccia a faccia con Enrico De Pedis, detto “Renatino”, il capo della pericolosa banda, interpretato da Edoardo Leo a suo agio nei panni del cattivo di turno (nota di merito all’attore/regista visto che è la prima volta che ricopre questo ruolo).
Intrappolati nel loro stesso gioco i nostri protagonisti riusciranno a far ritorno nel 2018?

Con la sua sesta fatica, il regista di Viva l’Italia e Beata ignoranza rende omaggio a cult movie di spessore come Non ci resta che piangere e Ritorno al futuro, ma, malgrado l’indiscutibile bravura e la continua voglia di sperimentare che lo caratterizzano, ci consegna un’opera scolorita priva di spunti interessanti anche solo per lo scopo a cui aspira: l’intrattenimento. Il ritmo della narrazione, nonostante lo split-screen, è piatto, i personaggi non vengono approfonditi e delineati nelle loro peculiarità e la Banda della Magliana – a cui Bruno ha cercato di attribuire una certa credibilità – viene in realtà un po’ scimmiottata.

E’ il caso di dire che le grandi aspettative sono spesso il preludio delle grandi delusioni.

(Non ci resta che il crimine, di Massimiliano Bruno, 2019, commedia, 102′)

Autore dell'articolo: moviedigger

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