GRETEL E HANSEL | Recensione del film horror di Oz Perkins

In queste caldissime giornate di fine agosto possiamo finalmente trovare un po’ di sollievo nel fresco della sala cinematografica. E visto che siamo stati in crisi di astinenza dal grande schermo per così tanto tempo abbiamo già visto due nuovi titoli: il divertente fantasy Pixar, Onward, e l’elegante horror di Oz Perkins, Gretel e Hansel, in attesa del nuovo thriller di Christopher Nolan, Tenet.

L’interpretazione tutta al femminile del regista americano della classica fiaba dei fratelli Grimm ha reso questo “filmetto” horror a basso budget una pellicola interessante e originale che ci ha stregato per 87 minuti.

In gran parte fedele al materiale originale nello spirito ma intenzionato a esplorare nuovi affascinanti percorsi artistici, questa versione di Gretel e Hansel potrebbe far storcere il naso per via del suo ritmo pacato e lento agli abitué degli jumpscare. Nonostante il film richieda una notevole dose di pazienza, a cui lo spettatore del genere non è abituato, offre soddisfazione e appagamento attraverso altre forme meno tangibili: la costante sensazione di sentirsi in pericolo, completamente nudi e impotenti.

Avrete notato anche voi che il titolo del film è stato invertito rispetto a quello della favola originale, e non è di certo un caso. In questa rivisitazione, Gretel, interpretata in modo magistrale da Sophia Lillis, che conferma di possedere un talento cristallino, è la protagonista assoluta, una ragazza forte (solo all’apparenza) che si prende cura di suo fratello minore Hansel (Sammy Leakey). I due sono costretti a lasciare la loro casa, cacciati dalla madre troppo povera per mantenerli. Durante il cammino nei boschi, alla ricerca di lavoro e in preda ai morsi della fame, incontrano un’anziana signora (Alice Krige) che li ospita nella sua dimora. I due sono ignari di stare per incorrere in un male antico e terrificante.

Il film si rivela una sorta di storia delle origini, sia della strega Holda, che vediamo da giovane all’inizio del racconto (Jessica De Goux), sia di Gretel, che è il personaggio che si allontana più degli altri da quello descritto nei libri.

Abbiamo davvero apprezzato tanto lo stile di Perkins, che padroneggia completamente il genere (i suoi sforzi precedenti sono February – L’innocenza del male e Sono la bella creatura che vive in questa casa); è così sicuro del suo lavoro che non ha bisogno di utilizzare mezzucci da quattro soldi per spaventare lo spettatore. Fa invece uso di un’eleganza visiva non comune che opprime e inquieta.

Al suo fianco il direttore della fotografia Galo Olivares, che ha collaborato con Alfonso Cuarón in Roma, offre delle immagini suggestive, giocando di continuo al chiuso con le ombre e le luci delle candele e negli spazi all’aperto con l’ombra della notte e la luce della luna sui rami degli alberi. E mentre il prologo che introduce Holda è presentato a tutto schermo, molte inquadrature sono girate in un formato diverso (1:1) che, come in The Lighthouse di Robert Eggers, si adatta perfettamente alla pellicola dando la sensazione di soffocamento. È davvero encomiabile il lavoro svolto sui costumi e soprattutto sul design della casa, uno stile architettonico moderno-antico che suscita subito un malessere difficile da spiegare.

Purtroppo non passano inosservate le numerose interruzioni della narrazione con la voce fuori campo di Gretel. È vero che servono a riempire i silenzi che, in un film del genere, sarebbero stati poco apprezzati dal pubblico generalista, ma sono troppe e anche inutili al fine della storia.

Se tutto il sofisticato ambaradan è credibile, lo dobbiamo alle interpretazioni delle due attrici protagoniste, non di certo alla trama: Alce Krige, nota per aver interpretato la Regina Borg nel film Star Trek – Primo contatto, è davvero spaventosa nei panni della strega e allo stesso tempo stranamente simpatica e accogliente come una dolce nonnina che prepara la crostata ai nipotini.

Ma è l’attrice più giovane Lillis che fa la differenza e illumina la pellicola con la sua potente presenza sullo schermo. Sebbene sia appena maggiorenne, quando è in scena trasmette una maturità e una professionalità da attrice navigata da far venire i brividi, non di paura ma di sincera ammirazione.

Se stavate aspettando una versione spaventosa della favola di Hansel e Gretel, piena di sangue e momenti scioccanti, rimarrete senz’altro delusi da questo adattamento. Gretel e Hansel manca di pura violenza, ma offre un terrore molto più profondo e inquietante.

(Gretel and Hansel, di Oz Perkins. Horror, USA, 2020, 87 minuti)

Autore dell'articolo: moviedigger