UNTIL DAWN: FINO ALL’ALBA | La recensione del film horror di David F. Sandberg tratto dal famoso videogioco

Classificazione: 3 su 5.

Premessa d’obbligo: mi sono approcciato all’adattamento cinematografico di David F. Sandberg ignorando completamente la versione videoludica. E, in effetti, il regista svedese del cortometraggio Lights Out, ritornato all’horror dopo la parentesi supereroistica di Shazam, confeziona con Until Dawn: Fino all’alba un survival horror soprannaturale sorprendentemente divertente e violento.

Pur traendo ispirazione dal videogioco Sony, condividendone il titolo e l’universo narrativo ma tessendo una trama inedita che ne espande la lore, il film di Sandberg sembra muoversi autonomamente su sentieri già battuti da altre pellicole del genere con un pretesto ben preciso: orchestrare nel modo più assurdo possibile le uccisioni dei personaggi. Il tutto è inserito in una struttura narrativa convenzionale, che non si discosta molto dai canoni del genere: un gruppo di amici alla ricerca di una persona scomparsa diventano le ignare vittime di qualcosa di soprannaturale. Grazie alla sceneggiatura firmata da Gary Dauberman e Blair Butler, gli spettatori si ritrovano stranamente a loro agio con questo gruppo di potenziali vittime, complice una scrittura dei personaggi essenziale ma inaspettatamente efficace.

Un anno dopo la misteriosa sparizione della sorella Melanie (Maia Mitchell), Clover (una convincente Ella Rubin) e i suoi amici – l’animosa Nina (Odessa A’zion), il suo fidanzato Abel (Belmont Cameli), il premuroso Max (Michael Cimino) e la sensitiva Megan (Ji-young Yoo) – si recano nel remoto paesino in cui è scomparsa, in cerca di risposte. Esplorando un centro visitatori abbandonato, i ragazzi vengono inseguiti da un assassino mascherato e orribilmente uccisi uno dopo l’altro… per poi svegliarsi e ritrovarsi all’inizio della stessa notte. Intrappolati in quel luogo misterioso, sono costretti a rivivere l’incubo ripetutamente, ma ogni volta la minaccia dell’assassino è diversa, ciascuna più terrificante della precedente. La speranza diminuisce quando il gruppo si rende conto di poter morire un numero limitato di volte e che l’unico modo per fuggire è sopravvivere fino all’alba.

Come una raccapricciante versione della commedia cult degli anni ’90 Ricomincio da capo, la sceneggiatura di Dauberman e Butler si diverte a giocare con il paradosso del loop temporale e ad uccidere più volte e soprattutto in mille modi stravaganti tutti i membri del cast. Grazie ad una generosa dose di effetti speciali (per lo più pratici) e ad un’ambientazione molto curata, Until Dawn ci immerge in una storia tanto macabra quanto, in fondo, banale. L’obiettivo è chiaro: smembrare, sminuzzare, far esplodere (letteralmente) e decimare qualsiasi persona viva nei paraggi. A volte, i personaggi sembrano quasi accogliere la propria fine di buon grado, se questa li avvicina di un passo a fermare la scia infinita di morte. Altre volte, invece, la rassegnazione svela le fragilità nelle loro dinamiche interpersonali, spingendoli al conflitto, con divertenti battibecchi sulle strategie da adottare (quasi tutte fallimentari).

Nonostante il focus della pellicola sia il puro e semplice intrattenimento viscerale, il film non dimentica che c’è un mistero da risolvere e, paradossalmente, è proprio quando cerca di dare un senso logico agli eventi soprannaturali che perde parte di quella piacevole assurdità che lo rende così spassoso.
Rubin conferisce a Clover la giusta dose di tenacia e vulnerabilità per farci empatizzare con la sua ricerca della sorella scomparsa, e l’irruzione di Peter Stormare in un inedito ruolo da villain non è certo un elemento negativo.

Prevedere la reazione dei fan del videogioco a questa trasposizione cinematografica è impossibile; tuttavia, gli appassionati dell’horror apprezzeranno Until Dawn: Fino all’alba sia per le immancabili scene splatter sia per il suo approccio sfacciatamente sopra le righe, che risulta perdonabile proprio perché non si prende mai troppo sul serio.

(Until Dawn – Fino all’alba, di David F. Sandberg. 2025, horror, USA, 103′)