Vero e proprio eroe nazionale britannico, l’orsetto Paddington torna al cinema con il terzo capitolo della sua saga cinematografica intitolato Paddington in Perù. Nato dal genio di Michael Bond nel lontano 1958, dopo aver conquistato i cuori di tutti i bambini sulla carta stampata, è approdato sul grande schermo nel 2014 sotto la direzione di Paul King.
Le prime due avventure raccontate dal regista inglese vedevano il nostro eroe sbarcare a Londra dopo l’infanzia trascorsa con gli zii Lucy e Pastuzo nel misterioso Perù. Nella city Paddington incontrava pericolosi personaggi bizzarri come l’imbalsamatrice Millicent Clyde (Nicole Kidman) e il poliedrico attore Phoenix Buchanan (Hugh Grant), ma riusciva anche a trovare una nuova famiglia, i Brown. Per il terzo film, sale in regia l’esordiente Dougal Wilson che sostituisce King, impegnato nello stesso periodo con le riprese di Wonka.
Finalmente cittadino britannico con tanto di passaporto, Paddington parte con i Brown verso il misterioso Perù dopo aver ricevuto una chiamata dalla casa di riposo di zia Lucy. Arrivati a destinazione, la Reverenda Madre Clarissa (Olivia Colman) mette al corrente la famiglia che la zia è scomparsa. Così inizia una nuova emozionante avventura che porterà i Brown in giro per la foresta pluviale dell’Amazzonia con l’inaspettato aiuto del capitano di battello Hunter Cabot (Antonio Banderas), verso uno dei tesori più leggendari del mondo.
Paddington in Perù non tradisce le attese e regge il confronto con i due precedenti film, promossi da noi, pubblico e critica. Il rapporto tra i membri della famiglia rimane al centro della narrazione, così come le goffe peripezie del protagonista, sempre molto divertenti. Parlando del cast, il cambio d’attrice della signora Brown (Emily Mortimer) si percepisce, ma non va a rovinare la visione. Il personaggio che si prende tutta la scena è però il papà Henry Brown (Hugh Bonneville), vero e proprio mattatore comico della pellicola. Antonio Banderas e l’eccelsa Olivia Colman portano sullo schermo con maestria i loro personaggi stravaganti, aggiungendo quel plus che la saga di Paddington ci ha sempre abituato ad apprezzare. Non mancano camei di altri attori britannici, ma preferiamo non rovinarvi la sorpresa.
Nonostante la trama sia forse quella un po’ più debole della trilogia, la sceneggiatura permette di non percepire sensibili cali di qualità. Divertente sia per i bambini che per gli adulti, Paddington resta una sicurezza nell’industria: d’altronde, come si può non voler bene al nostro mitico orsetto?