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MovieDigger | La miniera del cinema

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Se cercate i soliti cliché dell'horror sulla poss

Se cercate i soliti cliché dell'horror sulla possessione demoniaca, con esorcismi spettacolari e preti sacrificabili, When Evil Lurks potrebbe deludervi. Questo film argentino, diretto da Demián Rugna, abbandona i sentieri battuti del genere, proponendo una visione originale e alternativa del male. Qui, la possessione non è un evento isolato, ma un'epidemia che si diffonde come un virus, corrodendo l'anima e il corpo delle vittime e contagiando tutto ciò che incontra.
In un remoto villaggio, i fratelli Pedro e Jimmy si trovano faccia a faccia con una presenza demoniaca. Nel tentativo di fermarla, scatenano involontariamente l'inferno. L'entità maligna si diffonde rapidamente, infettando il bestiame e consumando chiunque entri in contatto con essa. La paura e il sospetto si diffondono tra gli abitanti, mentre la comunità è costretta a vivere un incubo.
Rugna ci immerge in un'atmosfera opprimente, dove la possessione è una malattia contagiosa che corrode non solo gli individui, ma l'intera società. La lenta e inesorabile trasformazione dei personaggi, la paura di un contagio indefinibile e la sensazione di impotenza di fronte a un male assoluto creano un'atmosfera claustrofobica.
Il regista gioca con le nostre aspettative, creando un crescendo di tensione attraverso immagini forti e disturbanti. La violenza, quando arriva, è cruda e spietata, ma sempre funzionale alla narrazione. When Evil Lurks va oltre il semplice horror soprannaturale, riflettendo sulla fragilità dell'uomo di fronte a un male inarrestabile e sulla paura di perdere ciò che amiamo. Un film che ci costringe ad affrontare le nostre paure più profonde, mostrandoci il lato oscuro che ognuno di noi porta dentro.
La recensione completa la trovate su moviedigger.it

L'arrivo di Deadpool nel MCU è finalmente realtà

L'arrivo di Deadpool nel MCU è finalmente realtà! E quale migliore occasione se non per affiancarlo al mitico Wolverine?
Tra battute esilaranti, combattimenti spettacolari e camei da urlo, Deadpool & Wolverine è un film che non delude. Ryan Reynolds e Hugh Jackman sono in forma smagliante, regalandoci una coppia irresistibile che sarà difficile separare.
Azione, risate e tanta irriverenza, il film non si risparmia e si prende gioco di tutto e di tutti, MCU compresa. Preparatevi a scene action sanguinose, battute taglienti e qualche altra sorpresa inaspettata!
La trama è semplice, ma efficace: un pretesto per far incontrare i due supereroi e dare vita a momenti di grande cinema fanta-action. Non aspettatevi grandi sviluppi per l'MCU, quelli arriveranno più avanti.
Se amate Deadpool e Wolverine, questo film è per voi! Non perdetevi l'occasione di trascorrere due ore di puro divertimento e di ammirare un sentito omaggio alla 20th Century Fox.
La recensione completa di @vitzgpt la trovate su moviedigger.it

#MaXXXine conclude la trilogia horror di #TiWest i

#MaXXXine conclude la trilogia horror di #TiWest iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl. A distanza di due anni, la divina #MiaGoth riprende il ruolo di Maxine Minx, regalando all'iconico personaggio un epilogo non proprio da favola.
Siamo a Hollywood, anni '80. Maxine, unica superstite del massacro di "X", insegue la fama con la stessa tenacia di sempre, brandendo il suo motto: "I will not accept a life I do not deserve”. Dopo aver sfondato nel mondo del porno, arriva la sua grande occasione nel cinema nell'horror "The Puritan II". Mentre Los Angeles trema sotto l'ombra del Night Stalker, Maxine, imperterrita, continua la sua scalata verso la celebrità.
Le elevate aspettative suscitate dai precedenti capitoli della trilogia hanno inevitabilmente influenzato la nostra percezione. I primi due film avevano infatti dimostrato la capacità di Ti West di coniugare l'horror con una cura maniacale per i dettagli tecnici e narrativi, offrendo un'esperienza cinematografica di grande impatto. Purtroppo, quest'ultimo capitolo non è riuscito a eguagliare pienamente i suoi predecessori. Entrati in sala con grandi aspettative, ne siamo usciti un po' perplessi. Nonostante un'evidente crescita a livello produttivo, MaXXXine sembra non sfruttare appieno le solide basi gettate, lasciando un senso di incompletezza.
La prima parte del film ci immerge nuovamente nel cinico mondo dell'industria cinematografica degli anni '80, in cui Maxine, interpretata da una straordinaria Mia Goth, lotta per affermarsi. Come nei precedenti capitoli, la storia della protagonista si intreccia con l'evoluzione del cinema, dall'avvento del VHS ai primi blockbuster, omaggiando il genere horror di quegli anni. L'introduzione di nuovi personaggi, interpretati da attori del calibro di Kevin Bacon, Elizabeth Debicki e Giancarlo Esposito, arricchisce la narrazione, anche se il loro impatto tende a scemare.
La seconda parte, dove finalmente il puzzle prende forma, ha avuto una strana risoluzione che ci ha lasciato un po' l'amaro in bocca.
MaXXXine rimane un buon capitolo finale di un'ottima trilogia slasher, ma chi - come noi - si aspettava i fuochi d'artificio rimarrà in parte deluso.

Dopo il successo di #Twister del 1996, le aspettat

Dopo il successo di #Twister del 1996, le aspettative per un sequel erano alle stelle. E ora, Lee Isaac Chung, regista del toccante dramma familiare #Minari, torna dietro la macchina da presa con #Twisters che promette di portare a livelli mai visti la spettacolarità del disaster-movie. Ma riuscirà a catturare la magia dell'originale e a soddisfare le aspettative di un pubblico sempre più esigente?
In Twisters, Daisy Edgar-Jones (La ragazza della palude) e il carismatico Glen Powell (Tutti tranne te) interpretano due personaggi agli antipodi uniti dalla sfida di prevedere e controllare i tornado. Kate Cooper, ex cacciatrice di uragani segnata da un'esperienza traumatica, torna in campo per testare un innovativo sistema di tracciamento in grado di prevedere con maggiore precisione la formazione dei tornado. Il suo percorso incrocia quello di Tyler Owens, uno spericolato youtuber alla ricerca di visualizzazioni e emozioni forti.
Daisy Edgar-Jones e Glen Powell formano una coppia affiatata, portando sullo schermo una chimica che va oltre la semplice attrazione fisica. Il loro rapporto, fatto di battibecchi continui e di una fortissima attrazione, aggiunge un tocco di romanticismo alla narrazione.
Il film oscilla tra azione, dramma e qualche tocco di umorismo, cercando di soddisfare un pubblico vasto. Gli effetti speciali sono indubbiamente impressionanti e con le nuove tecnologie i tornado fanno ancora più paura, ma manca qualcosa che la pellicola originale aveva.
Tuttavia, la domanda più importante a cui bisogna rispondere è: Twisters riesce a intrattenere? Assolutamente sì. Il film offre due ore di puro divertimento, con un paio di sequenze d'azione superlative che da sole valgono il prezzo del biglietto.

Richard Linklater, uno dei registi più influenti

Richard Linklater, uno dei registi più influenti del cinema indipendente americano e autore del monumentale Boyhood (film girato nell'arco di 12 anni), torna alla regia con "Hit Man - Killer per caso". Un film tratto da un'incredibile storia vera che fonde brillantemente elementi di commedia, thriller e romance, offrendo un'esperienza cinematografica completa.
Al centro della storia troviamo Gary Johnson, un tranquillo professore di filosofia con una passione per l'informatica. La sua vita ordinaria viene sconvolta quando viene coinvolto in un'operazione sotto copertura: dovrà impersonare un sicario per incastrare il cliente. Inizialmente riluttante, Gary si ritrova presto a calarsi nei panni di "Ron", un personaggio tanto affascinante quanto pericoloso.
Glen Powell, nel doppio ruolo di Gary e Ron, dimostra di essere un attore camaleontico. La sua abilità nel passare da un'identità all'altra è sorprendente, rendendo credibile questa storia surreale. Al suo fianco, Adria Arjona interpreta Maddy, una donna misteriosa che sconvolgerà la vita di Gary e lo porterà a confrontarsi con scelte morali discutibili.
Hit Man - Killer per caso è molto più di un semplice mix di generi. Sotto la patina da commedia romantica e da thriller noir vecchio tipo pieno di colpi di scena, il film esplora temi profondi come l'identità personale, la moralità e la natura umana. Gary, nel suo tentativo di conciliare la sua vita privata con quella di "Ron", che inevitabilmente si contamineranno, si troverà a interrogarsi su se stesso e su chi vuole essere.
Il finale del film, amaro e sorprendente, potrebbe lasciare il pubblico spiazzato (almeno a noi ha lasciato basiti). Tuttavia, è proprio questa scelta audace che rende Hit Man un'opera cinematografica che lascia il segno.

L'ambientazione di "A Quiet Place: Giorno 1" nella

L'ambientazione di "A Quiet Place: Giorno 1" nella caotica New York, una metropoli che pulsa di vita e rumore, rappresenta una scelta audace e geniale per questo prequel. La tesa e intima premessa horror dei primi due film viene qui rafforzata da una cornice da film catastrofico, amplificando l'impatto dell'apocalisse sulla megalopoli.
Il casting di Lupita Nyong'o, attrice di grande talento, nel ruolo di Sam, una poetessa malata di cancro che desidera ardentemente assaporare una pizza da Patsy's ad Harlem prima di morire, si rivela un ulteriore punto di forza. La sua intensa e commovente interpretazione aggiunge profondità al personaggio e all'intera narrazione.
Tutti questi elementi concorrono a rendere "A Quiet Place: Giorno Uno" un'opera cinematografica notevolmente superiore al suo predecessore. È un racconto intimo, cupo e doloroso, ma allo stesso tempo permeato da una sorprendente positività. Descrive con maestria l'alba della fine del mondo di cui già conosciamo gli esiti, donando una nuova prospettiva e ampliando l'universo narrativo del franchise.
La regia, pulita ed elegante per un film di questo genere, è affidata a Michael Sarnoski ("Pig"), che firma la sceneggiatura insieme al creatore della saga, John Krasinski. Nonostante alcuni punti della trama risultino poco sviluppati (come il mistero delle uova aliene) e un'eccessiva presenza del gatto di Sam, Frodo, che funge da semplice mascotte strappa coccole, "A Quiet Place: Giorno Uno" si conferma un prequel davvero ben fatto e curato, anche dal punto di vista del genere a cui appartiene. Non mancano sequenze al cardio palma, spettacolari e drammatiche che integrano efficacemente la sensibilità della protagonista nella narrazione, rendendo il film un'esperienza coinvolgente e imperdibile per i fan del franchise, aumentando l'attesa per un terzo capitolo.

"Immaculate - La prescelta", vera opera prima del

"Immaculate - La prescelta", vera opera prima del regista Michael Mohan, si inserisce nel filone dei film horror incentrati sulla figura tormentata di una suora. Pur rimanendo fedele a molti stilemi del genere, la pellicola tenta di affrontare tematiche profonde legate alla condizione femminile all'interno della società e soprattutto della Chiesa.
Cecilia, una donna dalla fede incrollabile ma con un passato burrascoso, viene accolta in un convento situato nella sperduta campagna italiana, in attesa di prendere i voti. Presto, però, si rende conto che la sua nuova dimora nasconde segreti oscuri e terrificanti.
La pellicola inizia in maniera promettente, creando un'atmosfera cupa e coinvolgente grazie alle ambientazioni suggestive e alla convincente interpretazione di Sydney Sweeney nei panni di Cecilia. Tuttavia, il film si perde ben presto nei cliché del genere, con una trama prevedibile e una narrazione che si fa stanca e priva di tensione. Le scene si susseguono senza veri colpi di scena, mentre lo sviluppo dei personaggi risulta superficiale e stereotipato. Il conflitto centrale manca di profondità e le situazioni si risolvono in modo frettoloso e scontato. L'orrore si basa spesso su scene di violenza gratuite e fini a se stesse, che non riescono a suscitare vera paura nello spettatore.
Nonostante le evidenti problematiche, il film annovera alcuni elementi positivi. La performance della Sweeney è davvero notevole e la sua espressività riesce a trasmettere efficacemente il terrore e la disperazione del personaggio. Alcune scene, come quella del parto e il finale controverso, risultano di forte impatto.
Nonostante l'impegno profuso dalla protagonista e la scelta di affrontare tematiche interessanti, "Immaculate - La prescelta" si rivela un film dimenticabile che strizza l'occhio al pubblico occasionale, adatto forse solo a chi cerca un facile intrattenimento durante la stagione estiva.

La NASA si sta preparando al lancio dell'Apollo 11

La NASA si sta preparando al lancio dell'Apollo 11 ma l'America non è più innamorata della causa, non c'è più la stessa passione di un tempo per il tema dell'uomo sulla Luna. E meno passione significa meno fondi. È per questo che la NASA si trova costretta ad ingaggiare la pubblicitaria Kelly Jones con l'obbiettivo di rendere il progetto più avvincente e intrigante per il pubblico americano. La paura però che l'Apollo 11 fallisca la sua missione dell'allunaggio si insinua tra le alte sfere statali che segretamente costringono Jones ad inscenare un finto sbarco sulla Luna da mettere in onda se quello reale dovesse fallire.
A fare da cornice a questa vicenda c'è il rapporto romantico e litigarello tra Jones e Cole Davis, direttore del programma di lancio, uomo tutto d'un pezzo, dalle molteplici ferite emotive.
"Fly me to the Moon" è una commedia drammatica che sorprende per l'originalità dei dialoghi e per l'ironia per nulla scontata. L'atmosfera romantica è uno dei fili conduttori ma non è il fulcro del film.
Consigliato a tutti coloro che vogliono godersi un colossal estivo senza impegno ma non ci rimarrebbero male se dovessero trovare una versione più autentica, sarcastica e meno patinata del sogno americano.

Kevin Costner torna dietro la cinepresa dopo ben 2

Kevin Costner torna dietro la cinepresa dopo ben 21 anni con un kolossal western che narra l'espansione americana verso ovest durante la Guerra Civile.
Diviso in due capitoli, "Horizon: An American Saga" è un viaggio epico nella storia americana, tra paesaggi mozzafiato e personaggi memorabili.
Un cast stellare dà vita a questa immensa saga: Costner nei panni di un veterano senza macchia, Sienna Miller in quelli di una donna risoluta in cerca di riscatto, Sam Worthington da tenente ligio al dovere e molti altri. Le loro storie si intrecciano sullo sfondo di un'America dilaniata dalla guerra, mostrando il coraggio, la determinazione e i sacrifici di chi ha colonizzato il West.
Tra omaggi ai grandi classici del genere, Costner dirige con maestria, alternando scene di grande azione a momenti di calma piatta dove le piccolezze della vita quotidiana sono spunto di riflessione. Il film non lesina su momenti spettacolari e offre uno sguardo crudo sulla realtà del tempo.
Nonostante la sua durata considerevole (3 ore), "Horizon: An American Saga" è un'opera grandiosa che appassionerà gli amanti del western. Un racconto epico della storia americana, con un occhio attento al complesso rapporto tra nativi americani e coloni, tema che probabilmente verrà approfondito nel Capitolo 2 in arrivo al cinema il 15 agosto.

Preparatevi a un viaggio grottesco in una Finlandi

Preparatevi a un viaggio grottesco in una Finlandia cinica e disillusa con "La morte è un problema dei vivi", la nuova commedia nera di Teemu Nikki (già acclamato per Euthanizer e Il cieco che non voleva vedere Titanic). Dal 4 luglio al cinema con I Wonder Pictures!
Risto è un becchino ludopatico alle prese con debiti di gioco e problemi familiari. Arto, educatore dal cuore d'oro, desidera diventare padre, ma la gravidanza della sua compagna tarda ad arrivare. Le loro vite si intrecciano quando Risto, schiacciato dai debiti, e Arto, a cui viene diagnosticata una rara malattia, si ritrovano a collaborare in un'attività illegale.
Tra humour nero e riflessioni profonde, il film esplora l'attuale e disperata condizione umana. Nikki non risparmia critiche alla società finlandese, mostrando i lati oscuri di un paese solo apparentemente perfetto.
I protagonisti, Pekka Strang e Jari Virman, danno vita a due personaggi complessi ed empatici: Risto, inizialmente scontroso, si rivela fragile e bisognoso di aiuto; Arto, nonostante la sua condizione, dimostra una forza d'animo ammirevole. La loro improbabile amicizia diventa il cuore pulsante della storia, un'amicizia sincera che li aiuterà ad andare avanti.
Tra risate e commozione, "La morte è un problema dei vivi" invita a riflettere sulla fragilità della vita e sull'importanza dei legami umani. Un film imperfetto, non per tutti, ma che non mancherà di farvi emozionare e che conferma l'indiscutibile talento di Teemu Nikki nel raccontare con umanità e compassione gli emarginati della società moderna.

Ci sono voluti nove anni dopo l'indiscusso success

Ci sono voluti nove anni dopo l'indiscusso successo del primo film, ma finalmente il momento è arrivato: da domani "Inside Out 2" arriva nelle sale italiane.
Riley è cresciuta, si è fatta delle amiche, è diventata bravissima nell'hockey su ghiaccio e sta per iniziare il liceo. Questo vortice di avvenimenti coincide con l'arrivo frastornante e disorientante della pubertà. Questa fase della vita porta con sé nuove emozioni, Ansia, Imbarazzo, Invidia e Ennui (noia), emozioni che invadono e relegano in un angolo quelle più familiari e lineari conosciute finora. Ansia e Gioia iniziano a contendersi il ruolo di leader del team fino a che la convivenza precaria degenera in un allontanamento coatto.
Inside Out 2 segue le tracce del primo film e si pone l'obbiettivo di spiegare ai bambini l'universo emotivo, concetto astratto e complesso difficile da comprendere pure per gli adulti.
Talvolta, in casi come questi, il rischio è di ripetersi, di esaurire l'effetto innovativo, di perdere l'autenticità. Qui si vede che il solco collaudato del primo film è il letto rassicurante in cui si crogiola la sceneggiatura di Inside Out 2, ma ciò che si ripete è anche la brillantezza del film del 2015.
Le nuove emozioni a tratti vengono sviluppate in modo un po' semplicistico e fiabesco ma a parer mio stiamo parlando a dei bambini che si devono approcciare al cambiamento, è giusto essere basici soprattutto perché questo linguaggio elementare non perde la complessità del focus principale: la crisi non può essere evitata ma si può imparare ad affrontarla.
Un film imperdibile che spicca per l'acutezza metaforica nell'interpretazione della psiche.
Vedetevelo coi vostri bambini ma poi prendetevi il tempo di godervelo da soli.

La stanza degli omicidi (The Kill Room), diretto d

La stanza degli omicidi (The Kill Room), diretto da Nicol Paone e interpretato da Samuel L. Jackson e Uma Thurman, si presenta come una commedia thriller dall'identità confusa, che fallisce miseramente nel delineare una trama avvincente e personaggi interessanti.
Il risultato è un film mediocre che, sebbene non del tutto privo di intrattenimento, non merita un’esperienza cinematografica.
La pellicola ruota attorno all'incontro tra Patrice (Uma Thurman), una gallerista di New York vicina alla bancarotta, Gordon (Joe Manganiello), un sicario professionista, e Reggie (Samuel L. Jackson), il suo capo. In cerca di un metodo per riciclare denaro sporco, il trio escogita un piano bizzarro: far passare Gordon per un artista dell’avanguardia.
L'idea iniziale, pur originale, viene però sviluppata e messa in scena in maniera superficiale dalla regia anonima di Paone, mancando sia di profondità drammatica che di satira pungente sul mondo dell'arte. Ed è un peccato perché la sceneggiatura svogliata di Jonathan Jacobson poteva puntare proprio su quest'ultimo aspetto e magari regalarci degli spunti di riflessione interessanti e momenti divertenti. Purtroppo ci siamo dovuti accontentare di pessime battute e scene di una noia mortale. Costruire un briciolo di tensione proprio no?!
Il cast, nonostante la presenza di nomi altisonanti della vecchia Hollywood, non convince per niente. Samuel L. Jackson, pur nella sua consueta verve, è relegato a un ruolo marginale e stereotipato, mentre Uma Thurman (per la verità abbastanza pimpante) e Joe Manganiello sembrano imbrigliati in personaggi bidimensionali senza spessore, risultando semplici pedine di una trama prevedibile che scorre senza guizzi fino al pessimo epilogo e che - a pensarci bene - fa acqua da tutte le parti.
Se proprio volete vederlo e "farvi del male", aspettate che sia disponibile su qualche piattaforma di streaming.

Dall'uscita del primo trailer, #TheBikeriders, l'u

Dall'uscita del primo trailer, #TheBikeriders, l'ultimo film di Jeff Nichols ha catturato la nostra attenzione. Con un'ambientazione affascinante e un cast di tutto rispetto, la pellicola, ispirata all'omonimo fotolibro del 1968 di Danny Lyon, è sicuramente una delle più attese dell'anno.
Il film segue la nascita e l'ascesa dei Vandals, una banda di motociclisti liberamente ispirata agli Outlaws Motorcycle Club di Chicago. Una panoramica di 10 anni dalla fondazione da parte di un gruppo di appassionati di motociclette fino alla trasformazione in una vera e propria gang criminale, con la conseguente perdita dei valori iniziali. Attraverso le parole di Kathy (Jodie Comer), la ragazza di Benny (Austin Butler), seguiamo le vicende di Johnny il fondatore (interpretato da Tom Hardy) e del suo braccio destro, prototipo del motociclista senza regole.
Carichi di aspettative, possiamo dire che l'attesa è stata ripagata, ma con qualche riserva. Mentre Nichols non fallisce nel creare la giusta atmosfera, trasportandoci in un mondo distante anni luce dal nostro, la storia in sé risulta un po' troppo lineare e prevedibile. Le interpretazioni sono ottime, con qualche momento un po' macchiettistico (Tom Hardy sembra quasi pronto per un film sugli esorcismi). Menzione particolare al piccolo ma divertente ruolo affidato a Norman Reedus, il motociclista per eccellenza di Hollywood.
Nel complesso, "The Bikeriders" è un buon film che piacerà sicuramente al grande pubblico, ma a cui manca qualcosina per diventare un cult.

"L'esorcismo - Ultimo atto", scritto e diretto da

"L'esorcismo - Ultimo atto", scritto e diretto da M. A. Fortin e Joshua John Miller, è un film horror che, sfortunatamente, si posiziona come uno dei peggiori titoli dell'anno. Anzi, se proprio vogliamo allargare il campo, si classifica come una delle pellicole più deludenti in assoluto, al pari dei "Cavalieri dello Zodiaco".
Facile intuire che la pellicola non sia un sequel de "L'esorcista del Papa", un altro film con protagonista Russell Crowe uscito l'anno scorso e incentrato sul tema delle possessioni demoniache. La verità è che "L'esorcismo - Ultimo atto" è stato girato nel 2019 e solo ora arriva nelle sale cinematografiche.
Nel film, Russell Crowe interpreta Anthony Miller, un attore chiamato a sostituire un collega misteriosamente deceduto durante le riprese di un film in cui un prete pratica un esorcismo. Presto, però, Anthony inizia a manifestare segni di possessione demoniaca.
A differenza del tono scanzonato e autoironico de "L'esorcista del Papa", dove Russell Crowe "brillava" per la sua vena comica, "L'esorcismo - Ultimo atto" si presenta come un'opera estremamente seria che mette al centro della storia in modo totalmente superficiale il dramma psicologico di Miller e il rapporto travagliato con la figlia (Ryan Simpkins). L'idea di utilizzare un espediente metacinematografico, pur originale, naufraga miseramente a causa di una sceneggiatura debole e una messa in scena imbarazzante.
Anche la performance di Russell Crowe, ormai diventato un meme vivente, appare scialba e poco incisiva. Il livello scadente della pellicola non permette allo spettatore di provare alcun tipo di emozione, se non tanta irritazione, rendendo ancora più amara la delusione per un attore di tale calibro coinvolto in un progetto così di basso livello.
Avrete capito che "L'esorcismo - Ultimo atto" è un film assolutamente da evitare al cinema e sconsigliato anche per la visione in streaming. Un'occasione mancata che lascia solo il rammarico per un'opera che avrebbe potuto essere, ma non è stata.

Il quarto capitolo dei ragazzacci di #BadBoys, a t

Il quarto capitolo dei ragazzacci di #BadBoys, a trent’anni dalla prima apparizione, riesce ad intrattenere come agli esordi non snaturando la sua natura “ignorante” ma cercando di inserire un po’ di profondità nei personaggi.
Will Smith e Martin Lawrence tornano a vestire i panni degli agenti Mike a Marcus che si troveranno ad affrontare un caso di corruzione nella polizia di Miami. Qualcuno dall’interno ha incastrato il loro defunto capo Conrad Howard (Joe Pantoliano) con l’accusa di aver collaborato coi cartelli della droga. Una missione soli contro tutti per salvaguardare la memoria del loro amico e smascherare il marcio annidato nelle alte sfere governative.
La forza di "Bad Boys: Ride or Die" è la chimica tra i due protagonisti che, sebbene invecchiati e imbolsiti (specie Lawrence che pare di gomma invece Will sempre in formissima), non mostra scricchiolii. Grazie alla giusta dose di autoironia i Bad Boys riescono a non risultare mai patetici anche nelle scene d’azione più estreme magistralmente girate dalla coppia di registi Adil El Arbi e Bilall Fallah. Una parte action della pellicola veramente coinvolgente e ben curata che però non trova esatta corrispondenza nella parte narrativa abbastanza lineare ma banale, che tuttavia ha rispettato le nostre aspettative.
L’ottimo ritmo è spezzato da numerosissimi momenti comici, più o meno azzeccati e ben più edulcorati rispetto agli esordi, con anche un divertente cameo nostrano (no spoiler). In conclusione un buon film di puro intrattenimento, godibile anche senza riprendere tutti i vecchi capitoli della saga, non schiavo del passato e che non sente il peso degli anni.
@vitzgpt

"The Watchers - Loro ti guardano", l'esordio alla

"The Watchers - Loro ti guardano", l'esordio alla regia di Ishana Night Shyamalan, figlia del celebre M. Night Shyamalan qui in veste di produttore, si presenta come un'opera ambiziosa ma che purtroppo non riesce a mantenere le promesse iniziali.
La pellicola horror, tratta dal romanzo di successo di A.M. Shine, ha alla base un'idea intrigante: delle creature misteriose osservano e tormentano un gruppo di persone intrappolate in una foresta.
La trama ha il potenziale per creare tensione e suspense, ma viene ostacolata da una sceneggiatura debole con dei colpi di scena assolutamente deludenti. Il film manca di originalità, ricalcando schemi narrativi già visti in horror recenti. La storia si sviluppa in maniera prevedibile, senza riuscire a sorprendere e far paura. La tensione, elemento fondamentale per un film del genere, stenta a decollare, lasciando spazio a lunghi momenti di vuoto e noia.
I personaggi sono poco approfonditi e le loro motivazioni e loro azioni risultano spesso confuse e prevedibili.
A nostro modesto parere non si salvano neppure le interpretazioni degli attori, soprattutto di Dakota Fanning nel ruolo di Mina. Probabilmente la scrittura poco incisiva non ha aiutato. I personaggi risultano poco approfonditi e privi di una reale personalità, rendendo difficile per lo spettatore provare empatia per la loro situazione.
Del film si salvano l’ambientazione e l’atmosfera cupa e suggestiva, impreziosite da una buona regia, ma la mancanza di ritmo e la scelta di una messa in scena statica rendono il film lento e poco coinvolgente.
Per concludere, ”The Watchers - Loro ti guardano" è un'opera che lascia l'amaro in bocca. Il film ha delle buone idee di base, ma la sceneggiatura è troppo debole per far sì che il film riesca a raggiungere il suo pieno potenziale. Rimane un prodotto mediocre e dimenticabile ideale per una visione casalinga.
Per esprimere un giudizio completo su Ishana Night Shyamalan non ci resta che attendere il suo secondo film sperando in un esito all’altezza del buon nome di famiglia.

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