Gabriele Mainetti non sbaglia un colpo e questo film ne è la terza conferma. Dopo l’applauditissimo esordio con Lo chiamavano Jeeg robot (2015) e lo splendido e purtroppo poco noto a causa del Covid, Freaks Out (2021), con La città proibita, Mainetti mette la firma su un film brillante nella sua semplicità, ambizioso e coraggioso.
Andiamo con ordine.
Mei è una ragazza cinese, arrivata da poco a Roma per cercare la sorella scomparsa.
Marcello è lo chef del ristorante Alfredo, locale che gestisce con la madre dopo che il padre è scappato da un giorno all’altro con un’altra donna.
Mei e Marcello si incontrano, forse è più corretto dire che si scontrano, e vengono schiaffeggiati da verità nascoste dolorose e spietate che faranno venire ad entrambi voglia di vendetta.
I primi articoli che uscirono due anni fa sul film parlavano di “Kung fu all’amatriciana” come titolo provvisorio. Fortunatamente questa non è stata la scelta definitiva ma, preso per quello che è, questo titolo è una sintesi esaustiva di ciò che vedrete.
Mei picchia forte, picchia senza pietà e la sua rabbia è inarrestabile in scenari e contesti che ricordano in parte Kill Bill, in parte John Wick.
Marcello è il giovane romano un po’ incasinato e profondamente buono di cui ti innamoreresti in una qualsiasi commedia romantica su Netflix.
I due insieme sono un binomio fortissimo: due opposti con background completamente diversi che creano il giusto equilibrio in un film che non è solo vendetta.
Combattimenti, sangue, violenza, ritmi veloci in un montaggio che tiene incollati allo schermo. Tutto più che credibile ed entusiasmante ma, proprio per questo, molto insolito per il cinema italiano.
I protagonisti, Enrico Borello e Yaxi Liu, sono attori ancora poco noti ma di grande talento. Accanto a loro, tre nomi di spicco – Sabrina Ferilli, Marco Giallini e Luca Zingaretti – arricchiscono il film con la loro esperienza.
Per chi non conosce la città, possiamo dire genericamente che Roma è l’ambientazione scelta per il film. Per chi invece Roma un po’ la conosce, possiamo specificare che praticamente tutto il film è girato tra Piazza Vittorio e le vie limitrofe. La scelta della zona non è casuale visto che Piazza Vittorio è famosa per il suo multiculturalismo, per i suoi ristoranti multietnici e per la presenza di una grande comunità cinese.
Sembra un elemento non importante ma questo dettaglio permette allo spettatore di immergersi in una realtà nota, spesso piena di preconcetti e stereotipi ma viva, in continuo mutamento, piena di contrasti. Dimenticatevi la Roma del centro storico, statica e immutata da secoli. Questa Roma è finalmente qualcosa di diverso.
La città proibita è un riuscitissimo film che piacerà a tutti perché è un film stratificato che mette insieme tante sfumature di genere cinematografico ed è esattamente quel film che vi farà smettere di dire “il cinema italiano fa sempre le stesse cose.