la bambina con la valigia

LA BAMBINA CON LA VALIGIA | Il film Rai per ricordare l’eccidio delle Foibe e il dramma degli esuli italiani

Tutto inizia da una fotografia in bianco e nero del 6 luglio 1946 che ritrae una bambina: in mano ha una valigia con la scritta “Esule Giuliana”. Si chiama Egea Haffner e la sua storia comincia quando il padre scompare, probabilmente inghiottito nelle Foibe.

A questi ricordi si lega il racconto della vita di esule di Egea, che da Pola si sposterà a Bolzano, accudita da una zia che l’amerà come una figlia e protetta dalla cura della nonna.

Il 10 febbraio, in occasione del Giorno del ricordo, in memoria delle Vittime delle foibe, dell’Esodo Istriano, Fiumano, Giuliano e Dalmata, Rai Fiction propone in prima visione assoluta, in prima serata su Rai 1La bambina con la valigia” un tv movie con la regia di Gianluca Mazzella, tratto dal libro di Egea Haffner, Gigliola Alvisi.

Il cast comprende Sinead Thornhill, Petra Bevilacqua, Silvia Cohen, Claudia Vismara, Sandra Ceccarelli e Davide Strava, che interpretano i personaggi principali di questa storia.

Trama del film

Nella memoria di Egea si riflette il dramma di tutti quelli costretti a lasciare la propria casa: è l’inverno del 1944 e i bombardamenti si susseguono sulla città di Pola e sul porto, obiettivo militare importante, strategico per la difesa dell’Italia del nordest, di cui la Venezia Giulia e l’Istria fanno parte.

La vita della piccola Egea Haffner, a parte le occasionali fughe nel rifugio, prosegue come in una favola: c’è la villa dei nonni paterni, gli Haffner, e la gioielleria in centro dove lavora suo padre Kurt.

Nella primavera del 1945 la guerra finisce e le cose sembrano cambiare in meglio. Nell’Istria a prevalere sono i cosiddetti “Titini”, l’esercito messo insieme dal maresciallo Tito, che occupa tutta la regione giuliana, fino ad allora parte dell’Italia fascista. Una notte che doveva essere di festa si trasforma però nell’inizio di un dolore fortissimo per la piccola Egea. Qualcuno bussa forte alla porta di casa. Sono due uomini in una divisa, due Titini, e sono venuti a cercare Kurt: “Solo una formalità, un controllo”, dicono. Kurt li segue con un sorriso rassicurante per la moglie e la figlia, ma in quella casa non tornerà più.

La voce su che fine abbia fatto il papà di Egea si diffonde nei giorni successivi a Pola: potrebbe essere una delle vittime cadute nelle Foibe, spaventose voragini carsiche che cominciano a tormentare i sogni della bambina.

È solo l’inizio: in seguito alle numerose aggressioni nei confronti degli italiani considerati fascisti, Egea è costretta a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto a Bolzano, accudita dalla nonna Maria e dalla zia Ilse, che l’ama come una figlia. La sua vera mamma, Ersilia, sceglie invece di trasferirsi in Sardegna per aprire un negozio di parrucchiera ed emanciparsi dalla famiglia Haffner, dalla quale non si è mai sentita accettata.

A Bolzano Egea crescerà, scoprendo sulla propria pelle il dramma dello sradicamento, dell’esodo che accomunò più di 250 mila persone delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, costrette a lasciare la propria casa e a ricostruire un nuovo futuro.