Qual è l’elemento che accomuna tutte le religioni? Esiste una religione superiore a tutte le altre?
A rispondere a queste domande, dal 27 febbraio al cinema c’è Heretic, l’ultimo film dei registi Scott Beck e Bryan Woods. In bilico tra un horror e un thriller psicologico, questo film racconta la storia di due giovani ragazze mormone, sorella Paxton e sorella Barnes, nella loro inconcludente giornata di proselitismi e del loro incontro col Signor Reed.
Mr. Reed appare subito come un uomo bizzarro ma cordiale che invita le giovani ad entrare per ripararsi dalla tempesta. La promessa è che in casa le ragazze troveranno ad accoglierle una torta appena sfornata e la moglie di Mr. Reed (secondo la loro religione, alle giovani mormoni è vietato stare in una stanza senza la presenza di una donna).
Durante la loro conversazione l’uomo si assenta più volte e ben presto le giovani si accorgono che il gioviale e sbadato pensionato interessato alla religione mormonica non è chi dice di essere, che la moglie non esiste e che il profumo di torta di mirtilli è solo un inganno olfattivo.
Le ragazze vorrebbero scappare ma la porta d’ingresso è bloccata e non ci sono altre vie di fuga. Inizia così un crudele gioco psicologico architettato da Reed che include la storia delle religioni, giochi da tavola e canzoni dei Radiohead in un crescendo inquietante di tensione ma, paradossalmente e sorprendentemente, anche di ironia.
Il destino di Paxton e Barnes è racchiuso in una scelta: porta verde o porta viola, credere o non credere? Ciò che non sanno è che quello che troveranno dietro quelle porte è davvero sconvolgente.
Partiamo dalle basi: è un film che spaventa chi non è abituato a vedere horror ma che risulta soft per chi invece è abituato al genere. È un film che però va oltre la paura ed innesca riflessioni interessanti e sviluppa concetti originali sul tema della religione e dei credenti.
Oltre a questo, va fatta una menzione speciale alla brillante interpretazione di Hugh Grant, che solo qualche settimana fa vestiva i panni del sarcastico seduttore Daniel Cleaver nell’ultimo capitolo della saga di Bridget Jones e qui è davvero molto convincente nel suo primo ruolo da cattivo (diabolico).
L’altra nota di merito deriva dal fatto che chi sta recensendo questo film non è amante degli horror e anzi, li evita quasi sempre. Nonostante questo, il film merita di essere visto perché porta in scena qualcosa di nuovo e interessante creando un mix vincente di tensione, sarcasmo e teologia.