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DROP – ACCETTA O RIFIUTA | La recensione del thriller di Christopher Landon con Meghann Fahy e Brandon Sklenar

Classificazione: 2 su 5.

Universal e Blumhouse proseguono la loro collaborazione nel genere thriller-horror con risultati decisamente altalenanti. Sembra trascorsa un’era da quando la “casa della paura” sfornava pellicole riuscite come Black Phone e M3GAN (in arrivo i sequel). Oggi, purtroppo, ci troviamo di fronte ad una serie di film anonimi come il recentissimo Drop – Accetta o rifiuta, in uscita nelle sale il 17 aprile. L’ultima sfida di Christopher Landon, regista di Auguri per la tua morte e Freaky, si presenta come l’ennesima incursione in un territorio fin troppo esplorato del thriller ad alta tensione, che gioca goffamente tra suspence e colpi di scena, senza aggiungere nulla di nuovo.

La trama, sulla carta, non è priva di spunti interessanti: Violet (Meghann Fahy), una madre vedova dopo anni ha il suo primo appuntamento con Henry (Brandon Sklenar), un affascinante fotografo conosciuto su un’app di incontri. Fin da subito c’è una certa alchimia tra i due, che però scema quando Violet viene prima infastidita e poi terrorizzata da una serie di messaggi anonimi sul suo telefono (“drop”). Per salvare la vita di suo figlio e di sua sorella, deve seguire delle precise istruzioni. L’ultima richiesta del suo aguzzino? Uccidere Henry.

L’escamotage tecnologico dei “drop”, che costringono la protagonista a confrontarsi da vicino con il suo anonimo persecutore e a giocare ad una versione perversa del gioco “indovina chi”, potrebbe anche stuzzicare una certa inquietudine nello spettatore più ingenuo e trasformare il thriller in un giallo di Agatha Christie. Tuttavia, l’idea, pur partendo da un presunto fatto reale, si sgonfia rapidamente di fronte a una prevedibilità disarmante e a una messa in scena macchinosa con scene e battute ripetitive all’ennesima potenza: il telefono che vibra, il messaggio letto, la domanda rituale, il panico negli occhi. Un loop narrativo che anestetizza la tensione.

Il binomio “tecnologia e paura”, punto di forza delle pellicole targate Blumhouse, sbandierato come elemento centrale, appare uno strumento che da solo non funziona. Il mistero e il terrore che dovrebbero viaggiare alla velocità di un download si arenano ben presto nella palude degli stereotipi del genere. Violet, da donna traumatizzata che cerca di rimettersi in gioco, si trasforma in fretta in una marionetta in balia degli eventi.

L’escalation narrativa, dagli iniziali meme fino all’estremo dilemma finale (uccidere il suo primo appuntamento), segue un percorso fin troppo scontato e privo di guizzi sorprendenti. La tensione, che dovrebbe crescere esponenzialmente, è francamente poca cosa, incapace di generare un vero coinvolgimento nello spettatore, che, con ogni probabilità, arriverà al prevedibile epilogo con un sospiro più di sollievo che di angoscia.

L’evidente alchimia tra i protagonisti, impeccabili nei loro ruoli di amanti al loro primo incontro, contrasta con la pigrizia di Drop, che si adagia su un genere cinematografico già ampiamente esplorato con risultati ben superiori. Nonostante l’esperienza del suo regista, il film non riesce a elevarsi al di sopra di un intrattenimento destinato a scivolare rapidamente nel dimenticatoio digitale, proprio come quei “drop” anonimi che magari vi sarà capitato di ricevere per sbaglio. Allo spettatore più smaliziato consigliamo di non accettare l’invito e passare oltre.

(Drop – Accetta o rifiuta, di Christopher Landon. 2025, thriller, USA, 85′)