Captain America: Brave New World è il quarto capitolo dedicato all’eroe patriottico Marvel ed il primo con protagonista Sam Wilson dopo la trilogia dedicata a Steve Rogers (Chris Evans). Alla fine degli eventi di Avengers: Endgame (2019), il vecchio Steve consegnava lo scudo a Sam, passandogli il testimone. Dopo un iniziale rifiuto, l’ex Falcon decise di accettare pienamente il suo nuovo ruolo durante gli episodi di The Falcon and the Winter Soldier, serie rilasciata nel 2021 su Disney+, che vi consigliamo di recuperare per una visione più consapevole del film. La serie ci presentava anche i personaggi di Joaquin Torres, il nuovo Falcon, e Isaiah Bradley, il super soldato afroamericano conosciuto come il Captain America nero.
Il nuovo Cap, privo dei super poteri ma supportato dalla tecnologia wakandiana, si troverà ad affrontare una minaccia inaspettata, collegata addirittura al passato dell’Incredibile Hulk (2008).
Il generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross (Harrison Ford), ora Presidente degli Stati Uniti, deve affrontare una complessa crisi internazionale. Un’isola, formatasi in seguito all’emersione del Celestiale (già visto nel film degli Eterni), è diventata il fulcro di una disputa geopolitica a causa della scoperta di ingenti giacimenti di adamantio. Questo elemento, ancora più resistente del vibranio, scatena le mire di tutte le nazioni confinanti. Un campione di adamantio, trafugato dalla Serpent Society, guidata da Sidewinder (Giancarlo Esposito), viene recuperato da Cap e Falcon e consegnato alla Casa Bianca. Il Presidente Ross, riconoscendo il valore di Sam Wilson, decide di superare le loro precedenti divergenze e gli chiede di riformare gli Avengers.
Durante la cerimonia per la firma degli accordi sulla condivisione dell’adamantio, un evento imprevisto e una minaccia latente, rimasta nell’ombra per anni, rischiano di destabilizzare gli equilibri politici mondiali e di svelare segreti inconfessabili legati al passato del generale Ross.
La produzione di Captain America: Brave New World è stata tutt’altro che semplice. Il film, completato durante il passaggio di consegne ai vertici della Disney, ha richiesto numerose riprese aggiuntive in seguito a proiezioni di prova non soddisfacenti. Si è parlato addirittura di una riscrittura di metà del film, con l’aggiunta di nuovi personaggi e l’eliminazione di altri.
La Fase 5 del MCU è stata caratterizzata da alti e bassi, con i clamorosi flop di Ant-Man and the Wasp: Quantumania e The Marvels, e i successi di Guardiani della Galassia Vol. 3 e Deadpool & Wolverine. Il nuovo film di Cap si colloca a metà strada tra questi due estremi: una pellicola divertente e a tratti spettacolare, ma che non riesce a nascondere i difetti dovuti alla travagliata organizzazione del progetto.
Partiamo dalle note positive. Anthony Mackie finalmente ottiene un ruolo da protagonista in un film Marvel e non delude le aspettative. Il suo Captain America è un eroe del popolo, spesso in difficoltà, ma che riesce, grazie alla sua abilità e all’aiuto della tecnologia, ad affrontare nemici che sarebbero fuori portata per un essere umano non potenziato. Sam è riconosciuto e apprezzato dai soldati, ricreando quel rapporto che Steve Rogers aveva con i suoi commilitoni ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Una vicinanza alle truppe che avevamo apprezzato molto nel primo capitolo della saga, ma che si era persa con il suo ritorno nel presente dopo il congelamento.
Funziona molto bene anche il rapporto con Isaiah Bradley e Joaquin Torres, che con le sue battute riesce a stemperare un po’ della pesantezza della pellicola. Le scene d’azione sono molto spettacolari e la CGI, non sempre all’altezza, raggiunge il suo picco nello scontro finale con Red Hulk, sulla cui realizzazione avranno probabilmente concentrato tutte le risorse.
Harrison Ford, nel doppio ruolo di Ross/Red Hulk, offre la sua solita prova attoriale impeccabile, portando sullo schermo l’evoluzione del personaggio più interessante del film. Per quanto riguarda i “villain”, emergono le prime debolezze del film. Mentre il Sidewinder di Giancarlo Esposito, sempre un piacere da vedere in azione, convince pur essendo relegato a un ruolo secondario, il Samuel Sterns di Tim Blake Nelson non riesce a raggiungere il carisma necessario per essere la vera minaccia del film. Pur essendo esteticamente ben realizzato, con un’impronta horror più marcata di quanto ci si potesse aspettare, le sue macchinazioni non riescono a offrire una componente thriller all’altezza di Winter Soldier o Civil War.
Il vero problema è che più si va avanti, più diventa difficile collegare i pezzi di una macro-trama che si sviluppa da 20 anni, soprattutto se si recuperano personaggi introdotti nel 2008. Un problema con cui dovremo convivere fino al reset, che vedremo se sarà parziale o totale, post Avengers: Secret Wars e con cui bisogna scendere a patti per godersi il film.
Alla fine del film c’è una scena post credit!