C’erano una volta Biancaneve e i sette nani… Oggi, (nel titolo) è rimasta solo Biancaneve.
Con l’ennesimo remake live-action di un classico Disney in arrivo sul grande schermo, una sciagurata tendenza iniziata nel 1997 con l’innocente adattamento de La Carica dei 101, la nostra pazienza è finita. Biancaneve e i sette nani, il film d’animazione del 1937 che ha gettato le basi per la costruzione dell’impero della Casa di Topolino, viene riproposto in una versione con attori in carne e ossa intitolata semplicemente Biancaneve. Diciamolo subito, la pellicola di Marc Webb è priva di quella scintilla magica che ha reso l’originale un capolavoro senza tempo. Non è un brutto film, certo, ma onestamente preferiremmo mostrare altro ai nostri figli e nipoti.
Le criticità più evidenti del film non risiedono tanto nella scelta della protagonista (Rachel Zegler), né nella riscrittura della trama, nelle continue riprese aggiuntive, nell’assenza del principe azzurro o nei sette nani ricreati in CGI, tutte questioni che lasciamo volentieri ai ‘leoni da tastiera’. Il nodo cruciale, a nostro avviso, è l’idea stessa alla base di questi progetti: una sterile operazione commerciale che sembra ignorare l’anima artistica delle pellicole originali.
Perché, invece di stravolgere un’opera d’arte come Biancaneve, non riportare semplicemente il film d’animazione nelle sale, magari in una versione rimasterizzata che ne esalti la bellezza originaria? Sarebbe un modo per far conoscere alle nuove generazioni un pezzo di storia del cinema, un’opera che ha segnato un’epoca e che continua a incantare.
Invece, ci troviamo di fronte a un film privo di anima, che sembra voler modernizzare a tutti i costi una fiaba senza tempo rivolta ai bambini. Biancaneve è trasformata in una leader combattiva, meno ingenua e bisognosa di aiuto e decisa a liberare il suo popolo dalla tirannia della Regina; il principe azzurro è sostituito da una sorta di Robin Hood dei poveri di nome Jonathan, e i nani sono realizzati con una grafica computerizzata orripilante, perdendo quella comicità che li rendeva così amati. L’unico personaggio che funziona proprio perché non è stato stravolto è la regina cattiva Grimilde, interpretata da una perfida e divertita Gal Gadot, ossessionata dalla bellezza tanto da chiedere ripetutamente allo specchio delle brame chi sia la più bella del reame. E quando la risposta è Biancaneve, per il suo animo gentile e puro, la Regina ordina al cacciatore di ucciderla.
Non fraintendeteci, non siamo contrari al cambiamento e comprendiamo la necessità di attualizzare alcune storie. Tuttavia, non possiamo accettare questa superficialità nell’adattamento che strizza l’occhio a un buonismo di facciata (chiamatelo pure eccesso di politicamente corretto). Quando si tratta di un classico come Biancaneve, il rischio di snaturare l’opera originale è troppo elevato. E, a giudicare da quanto abbiamo visto, questo remake ha ceduto proprio a questa tendenza. Inoltre, nota non proprio secondaria per chi andrà a vedere il film, le scene da musical con i balli e soprattutto con le nuove canzoni scritte dal duo di La La Land e The Greatest Showman, Benj Pasek e Justin Paul, non sono particolarmente memorabili.
A nostro avviso, questo remake di Biancaneve è l’ennesimo tentativo della Disney di sfruttare all’eccesso il suo catalogo di classici animati, sprecando un’altra occasione per celebrare la vera magia del cinema d’animazione di un tempo. Speriamo che la major un giorno comprenda che il vero tesoro non risiede nei rifacimenti, ma nella conservazione e nella valorizzazione dei suoi capolavori originali, quelli con cui la nostra generazione è cresciuta e che ha tanto amato. Tuttavia, temiamo che il nostro appello rimarrà inascoltato, considerando l’imminente uscita di Lilo & Stitch e i numerosi altri live-action già in produzione.