Il brutale universo di John Wick, popolato da spietate organizzazioni criminali e assassini senza un cuore, si espande con la storia di Eve Macarro (Ana de Armas), la cui infanzia è segnata dall’omicidio del padre (David Castaneda) per mano di una misteriosa setta.
Winston (Ian McShane), il direttore del Continental Hotel di New York, decide di aiutarla e la porta alla Ruska Roma, la finta scuola di danza da cui proviene lo stesso John Wick (Keanu Reeves) che addestra le studentesse ad essere tanto aggraziate nel ballo quanto letali in combattimento. Sotto la guida della Direttrice (Anjelica Huston), Eve si allena duramente per diventare una Kikimora (assassina), animata da un unico desiderio: vendicare la morte del padre.
Ballerina si presenta come il primo spin-off cinematografico della saga di John Wick (2014-2023) con protagonista Keanu Reeves. Il film conserva tutti gli elementi distintivi che hanno reso il franchise un successo: azione frenetica, violenza e morti a iosa e un uso delle armi particolarmente spregiudicato. Tuttavia, a differenza dei capitoli più recenti della saga principale, Ballerina offre una narrazione classica con un principio, uno svolgimento e una conclusione ben definiti.
Questa storia delle origini, ambientata cronologicamente tra gli eventi di John Wick: Capitolo 3 – Parabellum (2019) e John Wick 4 (2023), si concentra del tutto sul personaggio femminile impersonato da Ana de Armas. La sua interpretazione è a dir poco formidabile: l’attrice cubana si cala perfettamente nei panni di un’assassina spietata e vendicativa. Eve ha un obiettivo: trovare chi ha distrutto la sua famiglia. E non importa quanto sangue dovrà versare, quanto dolore dovrà attraversare o contro chi si dovrà scontrare, ogni errore nel suo mondo deve essere pagato con il sangue. La sua presenza scenica è dannatamente intensa, sia a livello fisico che emotivo. Come protagonista, la furia inarrestabile di Eve, che prende un sacco di legnate, risulta molto più immediata e comprensibile rispetto al macismo glaciale di Wick.
Len Wiseman, il regista dietro la saga di Underworld (2003-2016) e Total Recall – Atto di forza (2012), sfrutta efficacemente tutti i vantaggi che comporta una semplice storia di vendetta. Fortunatamente, il film si distacca dall’intricata “lore” che ha recentemente appesantito gli ultimi due capitoli di John Wick: gli elementi legati alla Grande Tavola e alle sue regole sono quasi del tutto assenti. La presenza della Ruska Roma e del Continental Hotel è ridotta al minimo indispensabile, risultando funzionale alla narrazione senza appesantirla.
È evidente come Wiseman abbia avuto un compito più agevole rispetto a Chad Stahelski, il creatore di John Wick. Stahelski ha dovuto costruire un intero mondo di assassini nell’arco di un decennio, e al quarto capitolo, la stanchezza soprattutto narrativa era evidente: gli espedienti che spingevano Wick da uno scontro all’altro apparivano sempre più forzati e ridondanti. E infatti il finale del quarto capitolo non ci ha stupito più di tanto.
Ancora una volta, l’azione domina la scena, riuscendo a valorizzare sia la trama che la protagonista. I combattimenti sono orchestrati in modo eccellente e spesso originale. Particolarmente memorabili sono lo scontro a Praga, con un uso creativo delle granate a mano, e la sequenza nel villaggio di montagna innevato, dove il lanciafiamme regala un’esperienza visiva davvero entusiasmante.
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica: superata la centesima uccisione, una certa stanchezza inizia a farsi sentire. Ma l’approccio a un film di questo genere non può che essere uno solo: spegnere il cervello e lasciarsi trasportare in un mondo di violenza sfrenata, dove l’unica regola per sopravvivere è uccidere. Ed Eve lo fa alla grande!
Questo nuovo inizio è una mossa intelligente e riuscita, che lascia ben sperare per il futuro del franchise di John Wick. Tuttavia, l’annuncio di un quinto film e di una serie imprecisata di sequel e prequel, animati e live-action, potrebbe alla lunga stancare il pubblico.